lunedì 13 febbraio 2017

Scienziato si inietta Dna alieno per diventare immortale

Il XXI secolo potrebbe entrare nella storia come l'epoca in cui l'umanità ha scoperto il segreto dell'immortalità
Il merito andrebbe al microbiologo sessantenne Brian Hanley, ovvero il primo uomo transgenico che ha avuto il coraggio di iniettarsi Dna alieno per contrastare l'invecchiamento.

L'idea è nata quando lo scienziato, studiando il virus dell'Hiv, è stato attratto dalle funzioni che svolgeva l'ormone Ghrh (chiamato anche ormone della crescita), tra cui quella di potenziare il sistema immunitario di un essere umano.
Da lì sono partite una serie di analisi da parte di Hanley e, grazie all'appoggio di un comitato bioetico indipendente, ha potuto continuare l'esperimento su un solo soggetto.
Per questo motivo ha scelto come cavia proprio se stesso, progettando così in laboratorio un Dna alieno (contenente il gene Ghrh), la cui prima iniezione è avvenuta nel luglio 2015.
Purtroppo gli effetti del gene durano solo un paio di mesi e da allora il microbiologo ha notato dei cambiamenti nel suo corpo: aumento dei globuli bianchi, 20% in meno di colesterolo cattivo e 20% in più di quello buono, 10 battiti in meno al minuto e minor tempo di guarigione dalle ferite.
Nonostante questi benefici, i rischi comunque restano alti, in quanto Hanley va incontro a stress degli organi o a tumori cerebrali.
Al momento la ricerca procede senza sosta e, se tutto andrà a buon fine, il gene Ghrh potrebbe davvero rappresentare l'immortalità per l'umanità.

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