Il divorzio è, oggi più che mai, all'ordine del giorno: sempre più coppie finiscono per sfasciarsi, anche solo dopo pochi anni dal matrimonio. Con una sentenza della Cassazione adesso cambiano i criteri per il calcolo dell'assegno che spetta al coniuge maggiormente in difficoltà. Vediamo come.
Addio al tenore di vita matrimoniale
Finora l'assegno divorzile era attribuito all'ex coniuge che lo richiede tenendo conto di quello che era il tenore di vita matrimoniale, ma una sentenza della Cassazione relativa ad un divorzio tra un'imprenditrice e un ex ministro ha mescolato le carte: da oggi in poi, per l'attribuzione o meno dell'assegno divorzile al coniuge che ne fa richiesta non si terrà più conto del tenore di vita matrimoniale, bensì di criteri quali l'indipendenza e l'autosufficienza economica. In questo modo, se l'ex coniuge che richiede l'assegno dimostra di possedere redditi e patrimonio mobiliare e immobiliare, allora perde di diritto l'assegno divorzile.
Le motivazioni e le conseguenze
Con la sentenza della Cassazione si è ribadita la volontà di porre fine al matrimonio come sistemazione definitiva, restituendogli i connotati di atto di libertà e autoresponsabilità, nonchè luogo di affetti e di effettiva comunione di vita. Con la fine del matrimonio vi è un'estinzione del rapporto non solo sul piano personale, ma anche economico-patrimoniale.
In merito alle conseguenze, con il venir meno dell'assegno divorzile molti uomini potranno così rifarsi una vita senza dover fare i conti con gli importi dell'assegno all'ex coniuge, ma c'è anche chi parla di conseguenze devastanti per molte donne appartenenti ai ceti medio-bassi che, dopo aver dedicato la propria vita alla famiglia, potrebbero ritrovarsi in una grave situazione di povertà.
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