Dopo l'attentato alla metro di San Pietroburgo, la Russia ha messo in atto diverse iniziative per proteggersi dal terrorismo, tra cui è presente anche il divieto delle attività del movimento religioso dei Testimoni di Geova.
Infatti la Corte Suprema russa ha iniziato a confiscare tutti i beni dei praticanti di questo movimento, oltre ad accusarli di essere degli estremisti e di considerarli allo stesso livello di un membro di Al Qaeda.
Attualmente in Russia ci sono circa 200mila fedeli e, se venissero ritrovati a pregare, rischierebbero una multa di 10mila euro, oltre a 10 anni di carcere.
Il portavoce russo del movimento dei Testimoni di Geova, Jaroslav Sivulskij, non è d'accordo per questo trattamento e ha rilasciato diverse dichiarazioni per mettere in evidenza le ingiustizie che stanno subendo:
"Siamo scioccati per ciò che sta accadendo. Durante il processo il ministro della Giustizia non ha saputo fornire neanche una minima prova di estremismo, anzi abbiamo ascoltato più testimonianze sulla nostra innocenza.
Mi sembra di esser tornato al periodo sovietico quando i Testimoni di Geova erano perseguitati: i miei genitori furono rinchiusi in carcere ingiustamente, senza aver commesso nessun reato.
Mio padre trascorse 7 anni in prigione mentre mia madre, dopo averne fatti 4, fu costretta ad andare in esilio in Siberia.
La libertà per il movimento è arrivata solo dopo il crollo dell'Urss nel 1991, ma sembra che la Russia voglia ricominciare a mandare in carcere persone innocenti.
Non smetteremo mai di credere nel nostro Dio e di praticare la nostra religione, noi non ci arrendiamo".
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